1 maggio, Festa del Lavoro: perché si festeggia?

festa del Lavoro
Pelizza da Volpedo, Il Quarto Stato (Al Museo del Novecento di Milano)

La festa del Lavoro spiegata ai bambini in 5 punti

Festa dal Lavoro o festa del Lavoro? Entrambe! Perché
(di solito) si sta a casa dal lavoro ma lo si fa
perché si festeggia proprio il lavoro. Ecco 5 cose
da sapere. Anche se quest'anno non sarà una festa
ma più una riflessione... partendo dal quadro
di Pelizza da Volpedo che ci parla ancora oggi

 

1 – Le origini della festa del lavoro

Tutto comincia parecchio tempo fa, nel 1800. E inizia per un motivo ben preciso: chiedere che la giornata lavorativa fosse «solo» di 8 ore.
«8 ore di di lavoro, 8 ore di svago, 8 per dormire» era lo slogan coniato in Australia nel 1855 ma che ben presto contagiò tutto il mondo.

A metà Ottocento i lavoratori non avevano diritti: lavoravano 12 ma anche 14 ore al giorno, in ambienti spesso pericolosi e malsani. Nelle fabbriche lavorano anche i bambini, a partire dai 10 anni di età. Pensate che bisogna arrivare al 1886 per avere una legge che vieta il lavoro ai bambini sotto i 9 anni di età negli opifici, cave e miniere e sotto i 10 anni per i lavori sotto terra.

2 – Perché il 1 maggio

Il Primo Maggio 1886 inizia lo sciopero generale negli Stati Uniti che porterà a ottenere le otto ore lavorative negli Stati Uniti. A Chicago la protesta durò per 3 giorni. E finì con una vera e propria battaglia tra le persone che scioperavano e la polizia. Negli scontri,  passati alla storia come la Rivolta di Haymarket, morirono molte persone. I lavoratori si ritrovarono davanti ai cancelli della fabbrica di macchine agricole McCormick. Le forze dell’ordine spararono sui manifestanti, provocando due morti e alcuni feriti. Per protestare contro questo fatto, gli anarchici del posto organizzarono una manifestazione per il giorno successivo nell’Haymarket Square. Qui fu buttata una bomba che uccise 6 poliziotti e ne ferì 50.
La polizia reagì sparando sulla folla e ancora oggi non sappiamo quale sia stato il bilancio. L’anno successivo furono condannati a morte per questi fatti diversi anarchici e manifestanti.

3 – La festa del lavoro in Europa e in Italia 

Nel nostro continente  la festa è stata ufficializzata a Parigi nel 1889 dai delegati socialisti della Seconda Internazionale, per ricordare i fatti avvenuti a Chicago. Nel nostro paese è festa dal 1891. Quindi da 128 anni! C’è stata solo un’interruzione durante il fascismo, a partire dal 1924 ma poi è stata ripristinata dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ma già nel 1923 il Regio Decreto legge aveva fissato la giornata lavorativa di 8 ore. E quanto sia importante il lavoro lo dice anche la nostra Costituzione. Proprio all’inizio, nel primo articolo: «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».

4 – Il 1 maggio ai tempi del Covid

Il 1 maggio  sarà una festa del Lavoro ancora diversa dagli altri anni. Il coronavirus ha bloccato molte attività. Di solito non tutti il 1 maggio fanno festa. C’è qualcuno che lavora, per esempio molti negozi, i ristoranti, i bar. Mentre lo scorso anno  la maggior parte delle attività erano chiuse per l’emergenza del coronavirus, quest’anno dal 26 aprile con l’Italia tinta quasi tutta giallo molti hanno potuto  ricominciare:  ma  ci saranno anche molte persone che faranno fatica a riprendere a lavorare. Qualcuno si troverà senza un lavoro, qualcun altro magari si è buttato in una nuova impresa. Questi mesi di blocco totale delle attività hanno messo in crisi molte famiglie. Hanno anche rivoluzionato il modo di lavorare: con lo  smart working, cioè il lavoro da casa, ad esempio oppure con le consegne a domicilio da parte dei negozi e dei supermercati. Adesso a poco a poco tutte le attività riprenderanno. Un passo alla volta per fare sì che non sia un pericolo per la salute. Lavoro e sicurezza oggi vanno a braccetto. 

5 – Il quadro «Il Quarto Stato»

Il quadro che vedere è Il Quarto Stato di Pelizza da Volpedo e si trova al Museo del Novecento a Milano. Pensate che è stato dipinto nel 1901, 120 anni fa. Eppure ancora oggi ha tanto da dirci! Entriamoci dentro insieme con l’aiuto di Francesca Amé che con i suoi percorsi d’arte per il benessere sul sito  Artness-project  ci fa capire come opere realizzate anche moltissimi anni fa ci possano parlare ancora oggi.
«Il Quarto Stato fin da subito è diventato l’emblema della forza dei lavoratori. In realtà all’inizio raffigurava un popolo di lavoratori agricoli, braccianti, che forse stavano protestando nella zona di Volpedo dove il pittore abitava. La cosa bella è che per la prima volta, nella storia dell’arte, persone cosi umili avanzano come una fiumana ma con fierezza, senza essere distruttivi».  Guardate bene. Allargate l’immagine … Ci sono bambini, si guardano tra di loro, i colori sono caldi.

«Sono una forza lenta ma costante verso lo spettatore. Dobbiamo immaginare che gli anni in cui è stato realizzato sono quelli in cui anche in letteratura c’è il Verismo. C’è quindi un’attenzione particolare alle fasce più deboli. Qui c’è una profonda dignità e una grande umanità. Pensate che alcuni dei personaggi in prima fila erano suoi parenti, suoi figli.  Sono quel quarto stato che avanza e che il pittore si sente investito nel suo ruolo di rappresentare. Quando i musei apriranno, andatelo a vedere. Adesso nella nuova sede al museo del Novecento fa davvero impressione: è enorme!»

Esattamente 293×545 centimetri: quasi tre metri per sei.  Ecco perchè se vi mettete per un attimo lì davanti, il bambino in braccio alla donna in prima fila sembra quasi di sentirlo piangere. «Proviamo empatia verso queste persone». Ma perchè oggi è cosi importante?

Che significato ha oggi

«In questo periodo di pandemia si è scoperto ad esempio come lavori fino a ieri ritenuti su una scala sociale inferiori, come le pulizie oppure la cura degli anziani, sono importantissimi. La sanificazione dei luoghi è indispensabile per la nostra salute . Abbiamo dovuto richiamare i braccianti dall’estero perché altrimenti non mangiamo la frutta. Attraverso questo quadro il pittore ha voluto dare dignità a tutti i lavoratori». Ecco perché ci parla ancora oggi. Il nostro piccolo invito  di  fare un esercizio di immedesimazione nello sguardo di queste persone. «Per riflettere sulla dignità e l’importanza di tutti i lavori e considerare il fatto che gli artisti sono davvero grandi quando riescono a trasmetterci emozioni universali e  parlare a noi ancora oggi».


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4 commenti su “1 maggio, Festa del Lavoro: perché si festeggia?”

  1. Festeggiamo il lavoro perché è indispensabile. Ma lo facciamo con una festa, perché anche il riposo è indispensabile agli uomini. Auguri tutti i lavoratori e le lavoratrici@

  2. Solo ora ho visto questa pagina e rimpiango di non averla vista prima. Buona festa del lavoro a tutti anche se in ritardo!!!

  3. Solo ora ho visto questa pagina e rimpiango di non averla vista prima. Buona festa del lavoro a tutti anche se in ritardo!!!

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