Gli Stati Uniti hanno proposto di sospendere i brevetti sui vaccini contro il Covid-19. Questo significa che altre aziende farmaceutiche, diverse da quelle che hanno studiato e messo in produzione i vaccini attualmente in commercio, potrebbero produrlo. Il motivo? Fare in modo che ci siano molte più dosi a prezzi più bassi. Il problema nasce dall’esigenza di aiutare i paesi più poveri del mondo.
Che cos’è il brevetto
Il brevetto è un attestato che consente a chi ha realizzato un’invenzione di poterla produrre e commercializzare in esclusiva nello Stato in cui il brevetto è stato richiesto. Le aziende farmaceutiche che hanno studiato il vaccino adesso ne hanno il brevetto. Sono le cosiddette big-pharma, le grandi case farmaceutiche che, a tempo record, e grazie anche al sostegno dei governi hanno realizzato il vaccino per combattere il Covid. La “formula” del vaccino però è brevettata.
Che cosa chiedono gli Stati Uniti
Gli Stati Uniti il 5 maggio scorso hanno proposto una sospensione dei brevetti sui vaccini. Non per sempre, solo per un certo periodo di tempo. «Circostanze straordinarie richiedono misure straordinarie», ha detto la rappresentante del commercio degli Stati Uniti, Katherine Tai. La nuova linea del presidente degli Usa Joe Biden ha scosso il mondo alla ricerca di una via di uscita dalla pandemia.
Favorevoli e contrari
Ma questa proposta ha aperto un grande dibattito tra i favorevoli e i contrari. Da una parte, la mossa di Biden ha compattato il fronte delle big-pharma, le grandi case farmaceutiche, che hanno bocciato l’idea di dover cedere la (loro) proprietà intellettuale.
Dall’altra l’Europa che ha tirato un po’ le orecchie agli Stati Uniti: giusto sì sospendere il brevetto, ma giusto anche che chi fa i vaccini non li tenga solo per il proprio paese. Gli Stati Uniti infatti non esportavano il loro vaccino, almeno fino ad ora.
«L’Unione europea è l’unica regione democratica del mondo che esporta su larga scala. Circa il 50% di quanto viene prodotto in Europa viene esportato verso circa 90 Paesi, incluso Covax».
Lo ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, al termine del summit che si sta svolgendo a Porto tra tutti i leader europei. E questa è la risposta alla proposta statunitense di concedere una deroga temporanea ai brevetti per consentire ai Paesi meno sviluppati di produrre vaccini in casa.
«Sono circa 200 milioni le dosi esportate e circa 200 milioni le dosi distribuite agli europei. Invitiamo tutti quanti si impegnano nel dibattito della deroga temporanea dei brevetti di unirsi a noi ad impegnarsi ad esportare una larga parte di quanto producono».
Perché ha detto questo? Perché «i vaccini servono ora – ha aggiunto -. La deroga temporanea sui brevetti non risolve il problema nel breve e medio periodo. Ciò che serve è una condivisione dei sieri, l’export di dosi, e investimenti per accrescere la capacità produttiva, anche nei Paesi africani».
Il dottor Sabin e il vaccino contro la poliomelite
Noi a questo proposito vi vogliamo ricordare la storia di dottor Sabin -Saperstein, che scoprì il vaccino che debellò la poliomelite. Il suo vaccino divenne obbligatorio, anche in Italia nel 1966. Lo facevano tutti i bambini e veniva … inghiottito attraverso una zolletta di zucchero. Lui decise di non brevettare la sua incredibile scoperta per evitare lo sfruttamento commerciale da parte delle case farmaceutiche.
Chi era il dottor Sabin-Saperstein
Il suo nome era Abram Saperstein, professione virologo, diventato famoso con lo pseudonimo di Albert Bruce Sabin: da ragazzo aveva dovuto cambiare nome fuggendo negli Stati Uniti dalla persecuzione nazista che infestava la Polonia. Ebbene lo conosciamo tutti e tutti sappiamo che sconfisse con il suo vaccino la poliomielite.
La sua storia è da leggere