La battaglia di Anita contro la dad

La battaglia di Anita contro la dad

Anita ha 12 anni. Frequenta le scuole medie a Torino. Un giorno stufa e arcistufa della didattica a distanza, ha preso il suo computer, lo zaino con i libri e si è piazzata davanti alla sua scuola a fare lezione.
È partita così la sua battaglia contro la dad. Lei è diventata una paladina, anche un po’ famosa, ma questo le ha portato anche molti attacchi e insulti. Ma Anita non si è fatta intimidire. 

Intervistata da Repubblica a dicembre, in pieno inverno,  diceva:

«Noi andiamo avanti anche se nevica: due ore in strada e le altre a distanza, nell’intervallo corro a casa e mi collego. Ho una coperta di pile, poi ci vestiremo di più, o magari faremo lezione sotto i portici. Pure le verifiche: già passata di geometria e francese. I professori ? Qualcuno viene e ci fa i complimenti, ma io preferirei se protestassero insieme a noi».

Il ritorno della dad

Ora Anita è già pronta. In molte Regioni le scuole hanno chiuso un’altra volta. Forse anche la vostra. Così lunedì Anita tornerà a fare lezione in piazza. Di prima mattina, insieme a due compagne, si piazzerà  in piazza Castello, davanti alla sede della Regione e lì ci tornerà tutte le mattine.
«Tutti parlano dei contagi a scuola, ma perchè non mostrano i dati – si chiede la studentessa – il problema non è la scuola, che è un luogo sicuro, semmai è fuori»
Anita è diventata così un po’ il portavoce delle tante proteste da parte degli studenti e dei genitori contro le scuole chiuse un anno dopo l’inizio dell’emergenza.

La battaglia Anita contro la dad

Anita ha infatti iniziato la sua protesta contro la didattica a distanza per chiedere che venissero riaperte le scuole. In sicurezza ma riaperte. Poi qualche giorno fa, intervistata da un giornale, a chi le chiedeva cosa pensasse di prolungare la scuola fino al 30 giugno come ipotizzato dal Governo ha risposto:  «Preferisco la classe alle vacanze, abbiamo perso troppo tempo». 
Qualcuno fra voi non sarà sicuramente d’accordo... C’è chi pensa che l’anno sia stato già abbastanza faticoso così, c’è chi invece pensa che sarebbe bene fare qualche giorno in più insieme ai compagni e ai prof un po’ per recuperare qualche «buco», un po’ anche per stare con i compagni. Pensieri differenti. Nessuno ha torto e nessuno ha ragione. La stessa cosa può essere vista in modo diverso a seconda dell’esperienza fatta.

Gli insulti

Invece sapete cosa è successo? Che sotto quel pensiero di Anita sono apparsi tanti commenti, anzi veri e propri insulti!

– Fatti curare
– Mandiamola a pulire i bagni
– Disagio
– Assistenti sociali
– Malattia mentale

A pronunciare queste parole non sono stati quattro bulli della scuola da condannare, redarguire e sospendere, ma addirittura dei professori. Ora Anita ha osato dire che per lei, cioè a suo parere, quindi secondo il suo pensiero, in sintesi senza volere insegnare nulla a nessuno, sarebbe meglio andare a scuola fino a fine giugno.

Condivisibile (io per esempio la penso esattamente al contrario…)  o meno, ha detto quello che pensa.

Ma ci sono persone, anche tra gli adulti, che non hanno imparato a discutere bene quando si trovano in disaccordo con qualcuno e l’unica cosa che riescono a fare è offendere.   Molto molto facile… Più difficile portare avanti  il proprio punto di vista. 

Comunque l’ex ministro all’Istruzione Azzolina  ha raccontato tutta questa storia con un lungo post sul suo profilo Facebook.
Eccolo
Vi ricordate Anita, la ragazzina di Torino che per settimane ha manifestato davanti alla sua scuola per chiedere di rientrare in classe? Due giorni fa la madre mi ha inviato una lettera. Che mi ha turbato profondamente.
Mi ha scritto segnalandomi che un sito di informazione scolastica ha pubblicato sui social un post con la dichiarazione rilasciata da Anita ad un giornale: “Preferisco la classe alle vacanze, abbiamo perso troppo tempo”. (Il riferimento è al dibattito in corso sull’allungamento del calendario scolastico. Non entro nel merito adesso, ne parlerò più avanti. Penso solo che il tema andrebbe trattato con meno approssimazione di come è stato fatto in questi giorni)

Sotto al post un fiume di insulti. Insulti rivolti ad una ragazzina di 12 anni. Fa male ripeterli, ma credo sia necessario.

“Fatti curare, mandiamola a pulire i bagni, disagio, assistenti sociali, malattia mentale”. E così via. C’è anche chi – questo fa sorridere, ma neanche tanto – la accusa di essere “infantile”. Ebbene sì, a 12 anni credo sia consentito. Agli adulti un po’ meno.
Tutto questo è vergognoso e desolante.
Due brevi riflessioni.
La maggior parte dei commenti è stata scritta da docenti. C’è qualcosa che non va, la scuola è IL luogo in cui seminare i valori del rispetto e della tolleranza. Ho sempre difeso la categoria e lo faccio anche stavolta. A patto però che la maggioranza sana non sia anche maggioranza silenziosa. Messaggi come questi vanno rifiutati sempre. E condannati.
Penso anche un’altra cosa: di cattivi maestri questo Paese è pieno anche e soprattutto fuori da scuola. In questi mesi è stato consentito a chi ha grandi responsabilità, politiche o amministrative, di minimizzare, banalizzare e anche deridere il tema della scuola in presenza, il valore dello studio, la sofferenza di bambini e adolescenti. Questo è il risultato.
Ad Anita e alla sua mamma mando un grande abbraccio.
Comunque Anita va avanti…

1 commento su “La battaglia di Anita contro la dad”

  1. Pingback: Le 10 regole della lezione in dad - Il Mio Primo Quotidiano

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