Viaggio nel Bitcoin: cos’è, a cosa serve e perché fa discutere

gli studenti della scuola di giornalismo TobagiIn collaborazione con la Scuola di giornalismo Walter Tobagi, nata nel 2006 come Master interfacoltà dell’Università degli Studi di Milano. Se vuoi scoprire chi sono gli autori dell’articolo clicca qui.


di Giulio Zangrandi e Lorenzo Rampa

I Bitcoin spiegati ai ragazzi

“Everydays: The First 5,000 Days”

Il 17 marzo 2021 alla più grande casa d’aste al mondo, Christie’s, viene messo in vendita un quadro digitale in formato jpeg, ovvero un’immagine creata al computer. Il suo titolo è «Everydays: The First 5,000 Days» ed è stata realizzata dall’artista americano Beeple incollando 5mila fotografie con il computer. Poiché si tratta di un oggetto che non esiste nel mondo reale, non è possibile dare una stima del suo valore e quindi si decide di fissarne il prezzo base a 100 dollari. Il meccanismo è semplice: a partire da quella cifra, chiunque potrà fare un’offerta e chi la farà più alta otterrà l’opera. Nell’ultima mezz’ora, si verifica una serie improvvisa di rilanci. Risultato: «Everydays» viene venduta a 69 milioni di dollari. Si tratta di una cifra enorme – la più alta mai pagata per un’opera di questo tipo – che ha mostrato al mondo la dimensione di un fenomeno fino a quel momento sottovalutato: la criptoarte.

Criptoarte e Bitcoin

Con questo termine si indica l’insieme di quegli artisti del computer che, proprio come Beeple, creano immagini elettroniche, sia fisse che animate, e poi le vendono su Internet. Un mercato che va a braccetto con un’altra tecnologia molto di moda in questo periodo: il Bitcoin. E questo per un semplice motivo: i bitcoin sono il mezzo più usato per comprare opere digitali. Sui giornali e in televisione se ne parla di continuo: c’è chi li definisce un’invenzione geniale e chi invece li considera un rischio. Ma cosa sono esattamente? Quando sono nati? Come funzionano? Perché attirano così tanto l’attenzione? Ecco tutte le risposte.

bitcoin spiegati ai ragazzi

Cosa sono: i Bitcoin spiegati ai ragazzi

Per capire cos’è il Bitcoin (la maiuscola si usa per indicare il sistema, la minuscola per la valuta) serve partire da più lontano: il valore del denaro, in qualsiasi forma si presenti, viene stabilito con un accordo. In altre parole, le banconote sono di per sé semplici pezzi di carta: siamo noi esseri umani che, tutti insieme, ci accordiamo per usarle come mezzo per pagare prodotti e servizi. E allo stesso modo decidiamo che una banconota da 50 euro vale più di una da 20, anche se in realtà sempre dello stesso pezzo di carta si tratta. Ragionamento identico per le monete, che alla fine sono semplicemente pezzi di metallo.

Valute virtuali…

I bitcoin funzionano in modo simile: sono cioè una forma di denaro alternativa a quello tradizionale che viene riconosciuta come tale da milioni di persone nel mondo. Rispetto a banconote e monete, hanno però delle caratteristiche particolari.

  1. Per prima cosa, sono valute virtuali: questo significa che esistono solo su Internet, per cui si possono usare solo online.
  2. In secondo luogo, a parte alcune eccezioni, si possono ottenere solo dando in cambio denaro fisico, ad esempio euro o dollari.
  3. Terzo aspetto: chiunque di noi può acquistare un bitcoin ma per spenderlo occorre che l’altra persona lo accetti al posto del denaro comune.

Fin qui si può dire che i bitcoin siano simili ai gettoni di una sala giochi: si comprano dando al cassiere dei soldi reali e all’interno di quello negozio permettono di far funzionare i videogames. C’è però un’ultima caratteristica che forse, più delle precedenti, fa dei bitcoin una forma di moneta unica nel suo genere: l’uso della blockchain.

Come funzionano

Il denaro fisico viene stampato e controllato da una banca centrale, cioè una banca che ha il potere di produrre sia monete che banconote e poi di distribuirle secondo certe regole stabilite: questa banca è pubblica e deve rendere conto agli Stati delle sue decisioni. I Bitcoin invece sono liberi da ogni forma di controllo centrale. Questo perché si basano su un meccanismo simile a quelli usati in certi casi per scaricare una canzone o un film da Internet: un meccanismo, cioè, dove ogni computer diventa il nodo di una rete formata da tanti altri nodi collegati tra loro, tutti uguali e senza un nodo principale. Allo stesso modo, chi possiede bitcoin (per semplicità, pensiamo sempre ad un gettone) è connesso a tutti gli altri possessori e ha sul suo pc la propria copia personale di un libro che contiene però le informazioni su tutto il sistema. Questo libro, che quindi è unico ma può essere “sfogliato” da ogni utente sul proprio computer, si chiama blockchain.

Che cos’è la blockchain

Lì sono registrate tutte le transazioni di tutte le persone da quando i bitcoin sono nati, ma in modo anonimo: non è cioè possibile capire a chi appartenga ogni informazione. Per capirci, è come se la persona A, che ha in tasca un gettone, guardando la sua copia del libro potesse sapere in ogni momento quante altre persone dentro la sala giochi hanno un gettone in tasca, quanti gettoni ci sono in totale, quanti gettoni sono stati comprati e in quante volte. Ma senza poter risalire al nome e al cognome di chi ha fatto un determinato acquisto. In altre parole, ogni singolo bitcoin e ogni operazione che lo riguarda viene registrata da ogni nodo della rete, cioè dalla copia del “libro di sistema” conservata nel computer di ogni utente.

Tutela della privacy

Questo tutela la privacy degli utenti e fa sì che il bitcoin sia autenticato, cioè che non possa essere duplicato né falsificato, semplicemente grazie a un controllo tra pari: se infatti un hacker accede alla rete da uno qualsiasi di questi nodi (cioè dei computer) e ne modifica i dati, il sistema riconosce in automatico la differenza tra quei dati e quelli registrati dagli altri nodi e quindi isola immediatamente quel computer. Un meccanismo pensato per garantire che gli scambi online, anche senza un’autorità che li controlla, siano regolari: cioè che chi riceve il pagamento non imbrogli chi lo esegue o che gli utenti non paghino con soldi che in realtà non possiedono.


Vi è chiaro adesso? Non ancora? Niente paura!  I Bitcoin spiegati ai ragazzi così saranno uno scherzo…

 Un altro esempio

Immaginiamo di scrivere la letterina da spedire a Babbo Natale e paragoniamo il bitcoin al regalo indicato nella nostra lettera, ad esempio un cagnolino. Normalmente per farla arrivare a Babbo Natale dovremmo spedirla all’ufficio postale, ma essendo ancora troppo piccoli, siamo costretti a chiedere ai nostri genitori di farlo al posto nostro. Se però mamma e papà fossero contrari ad avere un animale domestico, lungo la strada verso le poste potrebbero aprire la lettera e modificarne il contenuto, magari sostituendo il cagnolino con una bicicletta. Per evitare questo rischio, potremmo usare appunto la blockchain. Come? Usando il nostro computer per caricare la lettera nella rete internet di Babbo Natale, dentro la quale sono collegati tra di loro anche i computer di tutti gli altri bambini. Non dimentichiamoci che ogni computer, compreso il nostro, conserva in memoria una copia della lista dei desideri di tutti: ciascuno può quindi vedere ogni singola lettera ma non può sapere a chi appartiene perché è anonima. In queste condizioni, i nostri genitori dovrebbero entrare di nascosto nel nostro pc e frugare fra tutte le lettere sperando di trovarne una con scritto «cagnolino» per poterla modificare: non sarebbero sicuri che sia la nostra, ma potrebbero sperare nella fortuna. Bene: anche se riuscissero a trovarla, anche se quella fosse per puro caso proprio la nostra lettera e non quella di un altro bambino che voleva come noi un cagnolino, il sistema della blockchain si accorgerebbe subito del cambiamento. Farebbe infatti un confronto tra la lettera modificata e le sue copie presenti in tutti gli altri computer della rete e scoprirebbe che le due versioni non coincidono: il loro pc verrebbe così immediatamente individuato e scollegato. E noi potremo finalmente avere il nostro amato cagnolino.

A cosa servono i Bitcoin

Come detto sopra, i bitcoin servono prima di tutto per comprare prodotti o servizi da negozi o società che li accettano (ci sono). Oggi li si può usare per acquistare di tutto: dai vestiti ai quadri fino ai videogiochi. Ma questo non è il loro unico scopo. C’è che li utilizza anche per trasferire denaro ad altri utenti: in pratica, la persona A vende alla persona B una certa somma di bitcoin che poi quella stessa persona convertirà in soldi reali. Infine, c’è chi semplicemente li considera un investimento: questo significa che li acquista a una determinata cifra sperando di poterli rivendere dopo un certo periodo di tempo ad una somma superiore. In realtà quelli che ne fanno questo uso sono la fetta più grossa di chi li possiede.

Dove si comprano i Bitcoin

La maggior parte delle persone ottiene Bitcoin comprando quelli che già esistono. È possibile farlo su siti creati apposta per questo, detti exchange: si tratta di piattaforme (la più famosa è Coinbase) che permettono scambiare i soldi con monete virtuali e poi di depositare queste monete in una specie di portafoglio digitale oppure di riscambiarle con denaro vero. È molto semplice e si può iniziare subito a spenderli nei negozi online (sempre più numerosi) che li accettano. Esistono però anche degli sportelli automatici veri e propri nel mondo reale, dove si può andare per convertire i bitcoin in soldi veri e fare un prelievo, anche se il servizio richiede di pagare una tassa.

Produrre Bitcoin

L’acquisto non è però l’unico modo per ottenere bitcoin. Il sistema distribuisce nuove monete, cioè nuovi bitcoin, come ricompensa quando si risolvono complicatissimi calcoli matematici che servono per poter aggiungere alla blockchain un “blocco” di dati riferiti a nuovi scambi. Per risolvere questi calcoli le persone utilizzano i processori dei loro pc, ovvero i motori dei computer. Quando c’è una nuova operazione, per esempio un acquisto, una complessa formula matematica viene infatti inviata a tutti i pc delle persone connesse alla rete Bitcoin: il primo che riesce a risolverla invia la soluzione agli altri nodi della rete, che la confermano e aggiungono quel blocco di dati alla blockchain. È un po’ come aggiungere un mattoncino in più a una costruzione fatta con i Lego. A quel punto, la persona che ha aggiunto il mattoncino riceve un premio in bitcoin. Questa operazione, che avviene a intervalli forzati di dieci minuti per permettere di raggiungere la potenza di calcolo necessaria ai computer (in altre parole, di cercare il mattoncino giusto da attaccare), si chiama mining o estrazione. Sono due i vantaggi principali: permette all’utente di ottenere bitcoin gratis, cioè senza comprarli in cambio di denaro e permette al sistema di regolarsi e crescere da solo (alla costruzione Lego di diventare più alta senza crollare). Ovviamente, più il pc è potente e riesce a calcolare più velocemente, più è probabile che chi lo usa riceva nuove monete.

Come si calcola quanto valgono i Bitcoin

Il valore dei bitcoin è dettato dalla domanda e dall’offerta: e cioè da quanto le persone sono disposte pagarli. Il prezzo di un bitcoin è calcolato in base al valore dei soldi reali: in pratica, un bitcoin vale una certa cifra soltanto perché gli utenti del sistema sono d’accordo che sia così. Al momento, per ottenere un bitcoin senza fare mining, quindi pagandolo, servono circa 37.500 euro. Una particolarità del sistema Bitcoin è che il numero totale delle monete prodotte è deciso in partenza: ne verranno create di nuove fino a quando non si arriverà vicini alla quantità totale di 21 milioni, probabilmente entro il 2030. Per evitare che si superi questo limite, ogni quattro anni, il numero di bitcoin prodotti dal sistema e il numero di quelli distribuiti dal mining vengono dimezzati.

La storia

Non si sa chi abbia inventato i Bitcoin: l’ideatore viene chiamato Satoshi Nakamoto, ma è un nome di fantasia che nasconde chi lo ha creato per davvero. Il 3 gennaio 2009 alle 18 e 18 minuti viene generato il primo blocco da 50 bitcoin. In quel momento, i bitcoin valgono talmente poco che per comprare un dollaro ne servivano 1.309. Poco più di un anno dopo avviene la prima operazione nel mondo reale: un programmatore di Jacksonville, in Florida, si offre di pagare 10mila bitcoin per due pizze. Sei mesi più tardi un bitcoin vale mezzo dollaro: ora è come se quelle stesse pizze venissero pagate 2.500 dollari l’una. Non proprio un grande affare. Da quel momento in poi, il valore di questa moneta alternativa è aumentato e diminuito diverse volte negli anni, ma nell’ultimo periodo in particolare è cresciuto sempre di più, passando da 0,50 centesimi del 2010 al record di quasi 64mila dollari raggiunto nell’aprile 2021. Anche in questo intervallo di tempo, però, non sono mancati periodi di alti e bassi: proprio due settimane fa, ad esempio, il valore dei bitcoin è crollato a 30mila dollari dopo che Elon Musk, un uomo d’affari americano considerato grande esperto di queste monete digitali, ha dichiarato che a causa del grande consumo di energia elettrica necessario per “minare” i bitcoin si sta danneggiando l’ambiente.

I problemi e i rischi

Il fatto che sempre più persone usino i bitcoin sta aumentando il numero di scambi e quindi di calcoli che il sistema deve risolvere per stare in piedi. Questo significa che anche l’attività di mining sta diventando sempre più complessa e dannosa per l’ambiente: i computer di chi vuole “aggiungere un mattoncino” devono essere più potenti e lavorare 24 ore su 24, consumando così sempre più elettricità. In più, proprio il fatto che il prezzo dei bitcoin cambia continuamente, li rende pericolosi per chi investe tanti soldi scommettendo sul fatto che il loro valore aumenterà: basta una frase di Elon Musk per far crollare il loro valore e rendere di colpo povero qualcuno. Per questo motivo molti Paesi stanno pensando di fare delle leggi per regolamentarli. Stesso discorso anche per gli exchange, cioè le piattaforme dove si possono scambiare monete digitali, che sono senza regole e non tutelano chi li utilizza: è successo in più occasioni che chiudessero senza restituire alle persone che li usavano i soldi investiti in monete virtuali oppure è capitato che degli hacker rubassero i bitcoin e le informazioni delle persone conservati negli exchange. Infine, c’è il problema delle truffe: per usare bitcoin bisogna essere molto esperti, ma oggi sempre più persone senza conoscenza del web e dell’economia provano comunque a comprarli credendo di poter guadagnare una fortuna. Molti di loro finiscono con l’affidare a degli imbroglioni  i loro soldi con la promessa di grandi guadagni, senza però poi vederseli restituire.


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