Ramadan Kareem!
è l’augurio che si fa per l’inizio del Ramadan
Il 13 aprile è iniziato il Ramadan. Ma che cos’è, quanto dura, cosa festeggia chi segue la religione islamica? Ecco il Ramadan spiegato ai ragazzi
Il Ramadan è il nome del mese sacro di digiuno previsto dall’Islam per celebrare il mese in cui fu rivelato il Corano agli uomini, così da guidarli verso il sentiero di Allah (Dio in arabo).
Non cade in giorni fissi (come ad esempio il Natale cristiano, che è sempre il 25 dicembre). Questo perché quello degli islamici è un calendario lunare (l’anno lunare dura circa 11 giorni meno di quello solare), e la numerazione dell’anno non coincide perché i musulmani iniziano a contare dal nostro 622 d. C., quando Maometto lasciò la Mecca per recarsi a Medina. Un esempio? Nel 2019 il Ramadan fu tra il 5 maggio e il 4 giugno. L’anno scorso era stato tra il 24 aprile e il 23 maggio. Nel 2021, invece, durerà dal 13 aprile al 12 maggio.
COME CI SI COMPORTA
L’Islam è una religione che dà molta importanza all’intenzione (niyya, in arabo) e alla volontà di compiere un’azione. La partecipazione al Ramadan deve dunque essere perpetrata con consapevolezza e massima serietà. È il mese sacro del digiuno, dedicato alla preghiera, alla meditazione e all’autodisciplina. Il digiuno è un obbligo per tutti i musulmani praticanti adulti e sani che, dalle prime luci dell’alba fino al tramonto, non possono mangiare, bere, fumare e praticare sesso. Il digiuno infatti è da intendersi non solo come l’astensione da cibo e bevande, ma anche dall’evitare atti che potrebbero turbare lo spirito e il corpo, come fumare o avere cattivi pensieri verso la comunità (umma).
DIGIUNO FINO AL TRAMONTO

Al tramonto il digiuno viene interrotto con un dattero o un bicchiere d’acqua. Poi segue il pasto serale (iftar). La tradizione vorrebbe che si mangiasse qualche dattero e che si beva un bicchiere d’acqua, come faceva Maometto, il Profeta dell’Islam. Dal digiuno sono esentati i minorenni, i vecchi, i malati, le donne che allattano o in gravidanza. Le donne durante il ciclo mestruale e chi è in viaggio sono solo temporaneamente esentati. Anche se, una volta terminata la loro particolare condizione (quindi quando guariscono, tornano a casa o partoriscono) dovranno recuperare i giorni di digiuno.
I 5 DOVERI
Il digiuno (sawn) è uno dei cinque doveri della fede islamica. Gli altri sono la professione di fede (kalima), la recita quotidiana delle cinque preghiere (salat), l’elargizione delle elemosine (zakat) e il compimento, almeno una volta nella vita, del pellegrinaggio (hagg) a La Mecca (in Arabia Saudita). La mancata osservanza di questi precetti, in alcune delle comunità più osservanti, può comportare l’imputazione del reato di apostasia. Il Ramadan termina dopo 29 o 30 giorni con una festa chiamata ‘id al-fitr, la piccola festa, durante la quale, oltre ad un pasto rituale, si fanno offerte per i più poveri della comunità. Tutti i bravi musulmani devono partecipare al Ramadan, uno dei cinque pilastri della Fede musulmana; chi non lo facesse, sarebbe considerato kafir, empio.
LE DIFFERENZE
Alcune differenze nella tradizione si riscontrano nei cibi che si possono mangiare quando cala il sole. Ogni Paese ha delle particolarità: per esempio, in Tunisia, Algeria e Marocco viene preparato un cous-cous soltanto con l’agnello (non il pollo o il montone) arricchito da uvetta; in Siria e in Giordania invece si mangiano i katai, dolci con ripieno di cocco, nocciole tritate e zucchero. Durante il Ramadan si bevono succhi di frutta, e nei Paesi del Maghreb quello di liquirizia, che alza la pressione sanguigna, perché chi digiuna ce l’ha più bassa del solito. Il Ramadan è però ovunque un momento di condivisione e di unione. È usanza invitare i propri vicini e amici a condividere tutti insieme il pranzo serale e a recitare particolari preghiere dette Tarawih.
LE LIMITAZIONI ANTI COVID
Questo è il secondo anno in piena pandemia da coronavirus. Un Ramadan durante il quale si teme una nuova ondata di contagi e per il quale le autorità dei Paesi a maggioranza musulmana hanno previsto una serie di misure finalizzate a limitare i contatti, dal coprifuoco notturno al divieto di spostamenti, dal bando all’iftar in moschea agli ingressi contingentati. Con un’indicazione chiara per tutti i fedeli: il vaccino contro il Covid-19 non rompe il digiuno che gli osservanti rispettano dall’alba al tramonto, così come non lo inficiano i test per verificare un’eventuale positività al virus.
PELLEGRINAGGIO ALLA MECCA SOLO PER VACCINATI
In primo piano l’Arabia Saudita, meta di pellegrinaggi e quest’anno off limits per chi non è immunizzato. Solo chi ha ricevuto entrambe le dosi del vaccino anti Covid-19 o chi è guarito dalla malattia e può certificarlo potrà compiere il pellegrinaggio alla Mecca. Inoltre chi lavora nei servizi collegati ai rituali alla Mecca dovrà obbligatoriamente vaccinarsi contro il coronavirus o condurre test molecolari una volta la settimana. Altra stretta riguarda i bambini con meno di 15 anni, che vengono identificati come veicolo di trasmissione del virus e quindi banditi dalla Moschea del Profeta.